Oggi parliamo di una pianta simbolo dell’Italia e del Meridione. Direttamente dall’America latina, ecco a voi mister pomodoro!
So che non ha assolutamente bisogno di presentazioni, ma mi andava di farlo ;)
Quanti di voi sanno che, prima di essere una pianta così diffusa e apprezzata in cucina, era un vegetale dal frutto tossico per la presenza di solanina? Assurdo, non trovate?
Ma non sono qui per parlare di scienza né di storia. Sono qui per raccontarvi come coltivo io questa pianta per produrre i suoi sugosi frutti. Dovete sapere che oltre al balcone di casa ho un piccolo appezzamento di terra ed è qui che metto a dimora le mie piantine.
Solitamente compro al vivaio delle specie già alte 10-15 cm per poi trapiantarle direttamente nel terreno quando arriva la bella stagione; talvolta però ho provato a far germinare i semi.
Ovviamente la seconda opzione è più insidiosa: si deve creare una serra apposita, mantenere il giusto grado di umidità e temperatura e poi una volta nate le piantine (che saranno piuttosto deboli) avere l’accortezza di metterle a dimora solo quando il clima lo permette. È l’opzione che non consiglio ai principianti se non vogliono ritrovarsi con un pugno di piantine senza vita e niente frutti. Prendete in considerazione la prima scelta se siete alle prime armi. Ma se vi sentite particolarmente coraggiosi ed ispirati, buttatevi pure sulla seconda!
Ciò che serve al pomodoro una volta cresciuto è un’irrigazione costante ed abbondante finché non avrà prodotto i suoi frutti ancora acerbi. Dopodiché riducete di molto l’apporto di acqua, datene solo la sera all’imbrunire se il terreno è asciutto e la pianta è in sofferenza. È necessaria la luce del sole affinché il frutto maturi e acquisisca dolcezza, perciò piantateli in una zona del balcone particolarmente assolata (o direttamente in orto come me) e lasciate che il sole faccia il resto del lavoro. Vedrete, saranno così buoni da rischiare di mangiarveli tutti direttamente dalla pianta!
A presto!
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